Social Media Man, quello stagista della sera

È impressionante vedere come sia cambiata la figura del Social Media Manager in dieci anni. All’inizio dei social, quando Facebook sembrava solo un giochino per i perditempo e YouTube il nuovo modo di risparmiare sui dischi, i profili li seguivamo noi stagisti. Magari postando qualcosa alla veloce alle 8 di sera prima di tornare a casa stravolti. Non avevamo linee guida, creator studio, ads o guru del web marketing da seguire ma ci muovevamo con disinvoltura applicando i principi della comunicazione alle immagini e ai testi, che pubblicavamo con inconsapevole naturalezza.

Se poi penso a come oggi sia diventato fondamentale includere i Social Network nel piano di Marketing aziendale, ho ancora più stima per quegli imprenditori che agli esordi di tutto decisero di sperimentare sulle nuove piattaforme. Perché di esperimenti si trattava. Nessuno credeva che qualche cliente sarebbe mai potuto arrivare attraverso i social. Erano solo un gioco.

E guardateci oggi: i politici investono cifre a più zeri nelle Facebook Ads (e ci vincono anche le elezioni), l’influencer marketing sta sprigionando tutto il suo potere, il Social Media Manager in azienda è a tutti gli effetti parte del team di Marketing e, sebbene ancora oggi un segmento del lavoro sia ancora affidato agli stagisti, non è più l’ultima ruota del carro. Nel mondo delle piccole medie imprese poi, il SMM è spesso in contatto diretto con il titolare, dal quale deve apprendere quotidianamente aggiornamenti ed elementi utili alla brand awareness.

Raccontare il proprio mondo professionale e i frutti delle proprie fatiche non è infatti un’operazione scontata che si possa delegare all’ultimo degli stagisti, che non conosce le dinamiche aziendali e gli obiettivi a lungo termine.

E allora lancio una nuova petizione: stagisti liberi dai social network!

In foto: io, stagista nel 2007, prendo appunti dal maestro Luigi Mainolfi durante l’allestimento di una mostra (che bei tempi e… che onore!)